venerdì 27 febbraio 2015

Da Gaudì ad Hundertwasser, la linea retta è degli uomini, quella curva è di Dio

Più volte in queste pagine si è parlato di Architettura e Paesaggio come le due facce di una stessa, intima e connaturata medaglia (trovate qui e qui progetti verdi e architetture verticali, qui un approfondimento sul Palladio) e sono ancora una volta a raccontarvi di chi fa della buona pratica architettonica il proprio manifesto, ovvero di uno dei maggiori interpreti della cosiddetta bioarchitettura e del biomorfismo.

Se giunti a questo punto, siete andati avanti scansionando il testo per fermarvi sulla prima foto pensando “rieccoci con Gaudì “, rassicuratevi.
 Friedensreich Hundertwasse, Vienna - Hundertwasserhaus


Non è di Gaudì che parliamo in questo post benché possa considerarsi il predecessore di notevoli opere biomorfe (di seguito nella timeline) ma di Friedensreich Hundertwasser, personalità controversa e controcorrente, pittore, scultore, architetto rivoluzionario, dotato di stupefacente fantasia, inventore e precursore dell’ecologismo.

Friedensreich Hundertwasser ha vissuto a stretto contatto con la natura contribuendo a diffondere nelle città di tutto il mondo quel concetto di architettura urbana che mette in primo piano bellezza, colore, luce, vegetazione e di cui l’ esempio più importante è il complesso di case popolari realizzato negli anni ’80 in base al principio che tutti devono vivere in un posto bello.

Si tratta di oltre 50 appartamenti dalle linee morbide, senza spigoli vivi, decorati, ognuno con il proprio spazio verde e finestre di ogni dimensione per consentire alla luce di filtrare diffusamente.
 Friedensreich Hundertwasse, Vienna - Hundertwasserhaus
 Friedensreich Hundertwasse, Vienna - Hundertwasserhaus
 Friedensreich Hundertwasse, Vienna - Hundertwasserhaus
 Friedensreich Hundertwasse, Vienna - Hundertwasserhaus
 Friedensreich Hundertwasse, Vienna - Hundertwasserhaus
 Friedensreich Hundertwasse, Vienna - Hundertwasserhaus
Friedensreich Hundertwasser stroncato nel 2000 da un infarto all’età di 71 anni mentre si trovava a bordo della nave da crociera Queen Elizabeth II in viaggio nell'Oceano Pacifico è sepolto in Nuova Zelanda, in un cimitero da lui stesso allestito, il Giardino dei morti felici.

Per chi volesse saperne di più del buon materiale di partenza è citato nelle fonti, aggiungo un Blog scoperto per caso e dedicato interamente ad un “Progetto Hundertwasser”.

Per chi invece non fosse convinto dalla sua filosofia di vita può bastare, forse, la sua idea di sepoltura che è anche un po’ la nostra.

Poi sulla tomba si dovrebbe piantare un albero. La cassa dovrebbe potersi decomporre in modo che la sostanza organica dei defunto possa essere utile all’albero che vi cresce sopra. Esso accoglierà in sé qualcosa del morto, lo trasformerà in sostanza vegetale. Quando ci si recherà alla tomba, non si farà visita ad un morto, bensì ad un essere vivente che si è trasformato in albero, che continua a vivere nell’albero. Si potrà dire: «Questo è mio nonno, l’albero cresce bene, stupendamente». 







P.S. Con Gaudì condivideva l’idea che in architettura la linea retta è la linea degli uomini, quella curva la linea di Dio e di Gaudì torneremo presto a parlare. Stay tuned J


Fonti

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giovedì 19 febbraio 2015

Il verde altrove…Il favoloso mondo di Satoshi Kawamoto

Chi è Satoshi Kawamoto e perché ne parliamo in questa rubrica?

Satoshi Kawamoto è un affermato Designer e Stylist di giardini che unisce verde e Interior Design attraverso rappresentazioni uniche e seducenti della natura. L’integrazione del verde nel suo lavoro si manifesta non solo attraverso l’uso di piante ma può rivelarsi da una radice, un ramo, una foglia.

Agli esordi, poco più che ventenne, Satoshi lavora in un negozio di interni di Tokyo ma la vera svolta arriva nei primi anni 2000 grazie alla collaborazione con una famosa catena di caffetterie per l'allestimento di spazi shop-in-shop dedicati allo style greenery e alla rivendita di fiori.

Lo stile di Satie, una sapiente miscela di piante, oggetti d’antiquariato, sfida alle convenzioni, rivisitazione del concetto giapponese di nuke-kan, ben presto prende piede e arrivano commesse per installazioni e mise en place, un contratto editoriale, i primi concept stores.

Oggi Satoshi Kawamoto è proprietario del marchio Green Fingers, di cinque punti vendita a Tokio e uno a New York (quest’ultimo inaugurato l’11 settembre 2013 nell’East Village), pubblica libri e articoli e continua ad occuparsi di Interior Design per negozi e grandi magazzini.

A noi piace per la sua personale visione del mondo, lussureggiante ma confortevole con un po’ di confusione e qualche difetto, in perfetto Kasa Imperfetta (green) styleJ
Satoshi Kawamoto

Satoshi Kawamoto

Satoshi Kawamoto

Satoshi Kawamoto

Satoshi Kawamoto

Satoshi Kawamoto

Satoshi Kawamoto

Satoshi Kawamoto

Satoshi Kawamoto
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sabato 14 febbraio 2015

Si fa presto a dire mercatini

Nel suo “Breve tour guidato (e non noioso) attorno al concetto di cultura” Annamaria Testa definisce “cultura” anche l’identità, capacità, progetto, immaginario, memoria del passato e proiezione del futuro, evoluzione, orgoglio, senso di se e mille altre cose.

Tra le mille altre cose che fanno la cultura dei popoli io metto il Balùn, Portaportese, Portobello Road, Le Marchè aux Puces, il Gran Bazar. L’Unesco mette i Bouquinistes di Parigi.

Adoro i mercati e mercatini di qualunque genere, dell’antiquariato, dei fiori, di natale, della frutta (trovate qui uno dei più famosi di tutti i tempi), rionali, permanenti. Sono attratta da questo Paese dei Balocchi in cui smarrirsi seguendo quel filo invisibile che parte da noi, dall'immaginario, memoria, proiezione del futuro e mille altre cose

Come si può resistere al tocco d’antan dei tessuti vintage, degli oggetti d’epoca (scatole di latta, specchi, vecchie insegne, targhe, valigie, bauli) o decorativi (disegni, foto, poster, incisioni), dei mobili di recupero (persiane, sedie, tavoli, credenze, piattaie), delle intramontabili trouvailles e delle mille altre cose

Che poi i mercatini siano anche il veicolo giusto per dotare di atmosfera e calore quel puro, elegante, essenziale e inafferrabile stile scandinavo che tanto amiamo è solo, incidentalmente, un dettaglio.

E allora ovunque siate, in qualunque posto del mondo, attraversate l’ingresso ingombro e impolverato di un Brocante e fate finta, come me, di dover arredare una casa di campagna in Piccardia J.

Foto: mercati e mercatini dal mondo. Amsterdam, Budapest, Parigi, Arezzo (Fiera dell’Antiquariato), Roma, Barcellona. Buon tour J.
Mercato dei fori - Amsterdam

Mercatini di Natale - Budapest
Mercatini di Natale - Budapest


Mercatini di Natale - Budapest

Mercatini di Natale - Budapest

Parigi - Mercatino di place Louis Lepine

Parigi -  Bouquinistes

Allestimento a Floracult

Arezzo - Mercatino

Arezzo - Mercatino

Arezzo - Mercatino
Barcellona - Mercato della frutta


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sabato 7 febbraio 2015

Una Casa Facile & Imperfetta

Ci sono cose nella vita che ti fanno fare un balzo in avanti.

Una sorta di rivoluzione copernicana.

Ne ricordo in particolare una legata alla mia vita professionale.

Ero da poco nel marketing di una giovane ma lanciatissima società di informatica, colleghi brillanti, lavoro per obiettivi, formazione, motivazione, creatività, valori condivisi.
Partecipammo e ci aggiudicammo una gara pluriennale con Microsoft Italia per creare e gestire il loro Competence Center per l’eGoverment. Nel primo anno il team coinvolto nel progetto fece uno scatto in avanti che forse in condizioni “normali” non sarebbe stato possibile, o avrebbe richiesto molto più tempo e ancora maggiore dedizione. Ne uscirono persone con competenze nuove e distintive, preparate, veloci, efficaci.

Evoluzione a salti, tanto per restare dalle parti di zio Charles J.

Ecco, il concorso di Casa Facile è stata la spinta evoluzionista di questo blog. Dalla decisione di partecipare ad oggi che scrivo siamo già nell’era successiva.



Siamo partiti da una palette. Ma doveva essere destino, perché anche con Casa Facile sono partita da li.

Avevamo appena comprato casa ed eravamo nel mezzo di pesanti lavori di strutturazione, nel marasma di fornitori, operai, telefonate infinite ai call center per i cambi di utenza, immancabili imprevisti, budget che lievitava, pianificazione stretta, consegne in ritardo e un inverno piovoso! Insomma, mi stavo divertendo moltissimoJ.

Nel frattempo accumulavo riviste di arredamento, cartelle di foto scaricate da Pinterest, post-it, brochure di fiere, negozi, showroom... Ricordo di essermi intestardita per settimane sull’acquisto di una cucina che non sarebbe mai riuscita ad entrare nella palazzina, altro che divano!

Superate le fasi più complicate (“A dottò, qui bisogna sfascià tutto!”), arriviamo finalmente alla scelta del colore delle pareti. Dopo giorni di proposte, ripensamenti, discussioni senza fine, compro il numero del mese di Casa Facile e arrivo sul cantiere che era diventato il nostro appartamento come un condottiero che attraversa le porte della città sventolando il vessillo della vittoria. Finalmente ce l’avevamo. Un beige quasi bianco accostato a un delicatissimo  arancio solo su alcune pareti. La cosa fantastica è che gli imbianchini hanno personalizzato i due colori a partire dalla palette di Casa Facile come Leonardo con la Gioconda e non siamo mai più riusciti a replicarlo, neanche dopo svariati tentativi di staccare da punti nascosti parti sempre più grandi di muro affinché l’apposito macchinario di Leroy Merlin potesse riconoscerne la composizione. 

Alle brutte, cambiamo casa J.


P.S. Nel numero di febbraio anche il  "mio" bauletto fotografico J

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martedì 3 febbraio 2015

Blogger at work...Sullo sfondo

Voi magari pensavate che scherzassi a proposito di miglioramento, condivisione etc.
E invece eccovi chiamati a partecipare a questo processo. 

Addirittura processo? Mo’ me pare esagerato, direbbero i miei illustri concittadini. 
E visto che si è detto di usare sì parole, ma precise, chiarisco processo

Che poi la questione è semplice (semplificare è un altro main topic J) ovvero: per l’anima informatica che sta dietro le quinte di questo Blog (argh!… peggio di “dietro le quinte” c'è solo “Italia nella morsa del gelo”, ma non mi viene niente di più efficace o meno abusato) il miglioramento si traduce in quel Continual Improvement  che identifica, analizza e, appunto, migliora in maniera iterativa.

Ma veniamo al dunque: il blog ha un nuovo sfondo! Più “freddo” e “scandinavo”, più chiaro e minimale, molto “visual blog”... Non vi eravate accorti? Ma almeno il logo Blogger at Work non lo trovate simpatico?


Vabbè, adesso comunque arriva la parte che vi riguarda direttamente. 
Il logo di cui sopra indica che siete invitati a partecipare direttamente ai piccoli e grandi cambiamenti del blog (coinvolgimento e condivisione) e per farlo potete utilizzare qualunque mezzo, i commenti al post, Facebook, Twitter (@kasaimperfetta), Google+, Pinterest... I risultati saranno di volta in volta pubblicati insieme alla scelta definitiva.

Insomma, lo teniamo o no questo nuovo sfondo?  Non trovate che somiglia al delizioso Greige di questi interni?  






P.S. Poi toccherà al font ma non prima di aver procurato bromuro per me e tappi per le orecchie per il resto della famiglia, anche perché lo sfondo sta al font come Topolino a I fratelli Karamazov!

Stay tuned J
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domenica 1 febbraio 2015

Ma questo blog è davvero la nostra casa?


A pensarci mi viene in mente la mamma di Brignano.

Ho cercato anch'io di “tenere in ordine”  questa “casa” in previsione dell’arrivo di un ospite atteso finché, preso coraggio, ho timidamente invitato un po’ di gente ad entrare.

Ed è stato bellissimo e allo stesso tempo sorprendente avere improvvisa consapevolezza di essere non alla fine di una fase ma già dentro la successiva, anche se non so ancora con precisione cosa conterrà, né cosa rimarrà della prima. Restyling o migrazione della piattaforma? Cambiare la grafica o solo il font? Prestare più attenzione al "ritmo"? Tendere alla "conversevolezza"?

Cercare sì le parole ma “precise” e le immagini, senza rumore...


Kasa Imperfetta 2.0

Puntiamo dritti verso miglioramento e condivisioneStay tuned J.




P.S. Grazie a C-Come (@ccome15) per aver ispirato titolo e moodboard di questo post.

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