martedì 9 agosto 2016

Vecchi post e lean back mode

Stiamo per rimetterci in viaggio e torneremo anche stavolta con una valigia piena di appunti, spunti, note, impressioni, suoni, colori, odori, immagini (migliaia!) da rimettere in ordine prima della prossima pubblicazione che tanto, in barba a qualunque precedente pianificazione editoriale, racconterà dei luoghi e delle storie in cui saremo incappati strada facendo.

Nell'attesa ripubblichiamo alcuni vecchi post da leggere rigorosamente in lean back mode ;-). 

Ne abbiamo scelto alcuni tra i più lunghi, scritti da me e Alessandro, molto spesso ispirati da donne straordinarie. C’è un po’ di cinema, un po’ di letteratura, un po’ di leggenda, un po’ di storia, un po’ di racconto autobiografico e naturalmente il viaggio.

Di testi lunghi e lean back mode ha parlato approfonditamente Luisa Carrada (qui il testo completo): […] Mario Garcia chiama questo nuovo bisogno di lentezza “secondo tempo”, contrapposto al “primo tempo”, il ritmo frenetico con cui leggiamo voracemente email, sms e notizie. A questi due ritmi e modalità di lettura Garcia associa persino due diverse posture del nostro corpo: il lean forward mode, che ci vede impazienti e protesi in avanti, e il lean back mode, che ci vede rilassati indietro a godere della lettura. Lo sgabello e il divano. […]

L’idea del divano, per me che ho una passione dichiarata per gli sgabelli, non ci dispiaceva affatto :-).

Per gli abstract ci siamo divertiti a studiare la fantastica newsletter del post e la rassegna settimanale della community #adotta1blogger curata da Paola Chiesa, senza alcuna seria pretesa di emulazione ma per il solo gusto del cimento. ;-)

Enjoy your trip dunque e buona lettura!:-)

Io, Esmeralda e le altre
Vertigo - La donna che visse due volte - Alfred Hitchcock
C’era una volta una vecchia scala di legno pericolante che conduceva a un sottotetto… Potrebbe trattarsi della prima inquadratura di un film dell’orrore ma qui in realtà si parla anche d’altro, si parla di verità, di fanciullezza, di libertà… non manca il brivido certo, ma per le urla meglio leggere forse quest’altro post in cui è l’intera casa a farla da protagonista. Si trova a Torino e anche qui dimora un po’ di fanciullezza, a ben cercare.

Canta il giallo: l’amaro caso della Baronessa di Carini
Castello di Carini

Chissà se anche la Baronessa di Carini era una scavezzacollo da bambina.
La sua storia straordinaria arrivata fino a noi grazie al “povero amore di un cantastorie” ferma l’immagine sulla sua tragica fine ma nulla ci dice dei suoi primi anni. E il canto che la celebra come “la più bella stella che sorrideva nel cielo, un’anima senza ombre e senza veli, la stella più bella tra tutte le stelle” pare ancora di sentirlo…

La maison au bord de mer: E.1027
E.1027 - Eileen Gray

Si vocifera che le mura del Castello di Carini siano ancora imbrattate con l’impronta della mano insanguinata della Baronessa, ma quanto a imbrattare muri per cercare di annientare lo spirito indomito di donne fuori del comune è pieno il mondo, in questo caso tuttavia l’epilogo non è così scontato. 



Off topic... 6 giugno 1944, lettera dalla Normandia
Cimitero americano - Colleville-sur-Mer

Ci vuole mezz’ora circa dalla E.1027 a Nizza. Solo una manciata di minuti per arrivare alla Promenade des Anglais. Eppure c’è stato un tempo in cui il nemico era riconoscibile, i confini del bene e del male erano netti e sembrava quasi di poter stare dalla parte giusta. Si poteva decidere di non obbedire a un comandante ma solo alla propria coscienza di persona e di donna libera: è la storia di Paulette, eroina della resistenza.

Il labirinto di bambù e altre storie
Labirinto della Masone - Parma

Da sempre il labirinto parla della rischiosa complessità del mondo, di vita, di morte, di bene e male, di perdizione e redenzione; parla anche di solitudine, di angosce e paure, di misteri occulti e segreti gelosamente custoditi.” (Iliana Borrillo, Il labirinto come simbolo del viaggio entro e oltre il limite). Ma entrare pagando un biglietto d’ingresso lo rende meno drammatico? ;-)

Appendice: dove si parla di Sir Arthur Conan Doyle, del Drunken Garden, della Valle della Paura e dei Misteri dei giardini di Compton House
The Draughtsman's Contract - I misteri del giardino di Compton House - Peter Greenaway

Alle brutte, stufi dei labirinti, si può sempre ripiegare in qualche signorile residenza tipicamente inglese cercando finalmente il riposo in un giardino purché ubriaco s'intende.







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martedì 2 agosto 2016

L'esplosione, la strage...


di Alessandro Borgogno - 26/07/2005

Ma noi, noi Italiani, che ora siamo così colpiti e stravolti dalle bombe di Londra e di Sharm el Sheik perché, come si sente dire ovunque, “ora siamo tutti coscienti che può accadere anche a noi”, noi Italiani, dicevo, questa cosa la conosciamo già.

E la conosciamo bene. O continuiamo anche in questo caso a dimenticare sempre tutto per riscoprirlo ipocritamente ogni volta come se fosse la prima?

Queste stragi di innocenti ci suonano davvero così atroci come se non ci avessimo mai avuto a che fare fino ad oggi, come se le avessero inventate Bin Laden e Al Quaeda? Gli islamici musulmani integralisti fanatici pazzi invasati?

No. Non le hanno inventate loro.

C’è una stazione, in pieno agosto, in una grande città.

Ci sono centinaia di persone che arrivano e partono per le vacanze, per andare al mare con il treno.

Con il treno, perché non sono ricchi.

E c’è la sala d’attesa, perché alla stazione si aspetta.

La sala d’attesa della seconda classe, perché non sono ricchi.

La seconda classe…

Bastardi.

Ci sono 85 persone che aspettano di partire, e partiranno per non tornare mai più.

L’orologio della stazione, quello proprio sopra la sala d’aspetto della seconda classe, segna le 10.25.

E lì si fermerà. Per sempre.

Nella sala d’aspetto, in attesa del treno delle vacanze, giovani parlano, anziani leggono i giornali o controllano gli orari, mamme e papà sorvegliano i loro bambini che giocano a rincorrersi nella sala, correndo e girando anche attorno a quella valigia che sembra lasciata lì, dimenticata da qualcuno.

Gli ultimi giochi.

E poi la valigia esplode, la stazione trema, la città intera trema, la sala d’aspetto della seconda classe, la seconda classe brutti bastardi!, crolla in un attimo, la stazione la piazza la città intera si riempiono di polvere, di fuoco, di sangue, di urla.

Ottantacinque persone, donne, uomini, anziani e bambini, non esistono più. Polverizzati, dilaniati con i loro vestiti, i loro pensieri e le loro speranze da seconda classe, dissolti per sempre.

Nessun vero perchè, e naturalmente nessun vero colpevole. Non Madrid, non Londra, non New York e non Sharm el Sheik.

Niente “terrorismo islamico”, tutta roba nostra.

Sono le 10.25 del 2 Agosto del 1980

È la stazione di Bologna. 
Stazione Centrale di Bologna



Questo post è stato pubblicato anche sul sito di Parolae


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