E per salire facciamo prima un passo indietro e partiamo da una lezione di modernità che sembra ormai persa per sempre...
Nei secoli d’oro dell’architettura occidentale, specie tra ‘500 e ‘700, l’interazione tra edilizia e paesaggio guidava e condizionava la stessa fase progettuale, e l’idea di un dialogo possibile tra interno ed esterno aspirava a sfumare sempre più la demarcazione tra artificiale e naturale. Valgano come esempio per tutti le ville venete del Palladio, uno dei più grandi interpreti dell’architettura totale.
Le mur végétal di Patric Blanc potrebbe essere una soluzione possibile per la riqualificazione delle nostre città asfittiche (nel nostro paese altre dovrebbero riguardare, secondo Legambiente, la mobilità sostenibile, gli ecoquartieri, la riqualificazione energetica e statica degli edifici) e anche se il verde verticale non risolve certo il problema dell’urbanizzazione selvaggia o della cementificazione senza criterio, a noi piace pensare che Patric Blanc, come già Palladio, abbia posto nuove basi per l’integrazione tra territorio e umanità, senza per questo fantasticare di un ritorno alla dimensione agreste e, soprattutto, senza trarne necessariamente la conclusione che noi donne dobbiamo smettere di depilarci le ascelle ;-).
Patrick Blanc, 3 giugno 1953, botanico francese, ricercatore presso il CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) dal 1982 è responsabile del Laboratorio di biologia vegetale tropicale all'Università Paris VI.
PS Trovandomi a Madrid lo scorso agosto con tappa obbligata naturalmente il Caixa Forum per ammirare la parete verticale di Patric Blanc, trovo il rigoglioso muro verde in manutenzione, per metà nascosto da teli e impalcature, come gli edifici in restaurazione. Merde! Quasi peggio della cattedrale di Santiago impacchettata… Bonne chance a entrambi J. |
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