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mercoledì 21 settembre 2016

Il giardino risorto

Gironzolando nelle placide strade della Charente mi sono imbattuta quest’estate in uno di quei Jardin Remarquables che a una prima occhiata può sembrare il solito parco ben conservato di uno dei tanti castelli di Francia: topiaria, aiuole fiorite, fontane monumentali, specchi d’acqua, inevitabili cigni. 
Charente - Maritime - Château de la Roche Courbon
Charente - Maritime - Château de la Roche Courbon

La maledizione di chi legge un libro o guarda un film è quella di leggerlo o guardarlo, senza riuscire a comprendere le relazioni che lo costituiscono: un labirinto di strade – nel caso di un’opera riuscita – viene ridotto a un’unica via, rettilinea, e da percorrere frettolosamente.“ dice Giovanni Bottiroli  (Joe, o le disavventure di una ninfomane – l’etica del desiderio e l’ineludibile problema della colpa). 

La maledizione è la stessa anche se si guarda senza comprenderla un'opera dell’ingegno in forma di paesaggio. Stavolta però qualcuno riesce a sviarmi da quell'unica via, rettilinea, e da percorrere frettolosamente.

Quel qualcuno ha un nome: Pierre Loti e quello che scopro è un giardino risorto non una ma molte volte, salvato dall'incuria con determinazione e perseveranza, rinato attraverso soluzioni tecniche innovative come i “pilotis”, distrutto nuovamente da una tempesta e risuscitato ancora una volta. Sembra quasi di vederli, i giardinieri, gli architetti, i paesaggisti mentre percorrono in silenzio, in un pellegrinaggio di desolazione, i sentieri di un paradiso improvvisamente trasformato nella sua antitesi. 

Sarà lungo il tempo del risveglio, sarà accidentato il cammino.

Il giardino creato da Jean–Louis de Courbon nel XVII secolo deve la sua prima rinascita proprio a Loti, scrittore, Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore e membro dell’Académie française. 

Pierre s’innamora della foresta di La Roche Courbon durante le vacanze della sua prima giovinezza trascorse da sua sorella Marie a Saint-Porchaire. A quel tempo la proprietà era in uno stato di colpevole abbandono, così il 21 ottobre 1908 con un editoriale su Le Figaro, lancia un appassionato appello per la salvezza della foresta e del castello feudale.

Paul Chénereau risponde (aveva acquistato la proprietà due anni prima) e chiede all'architetto paesaggista Ferdinand Duprat di far rivivere i giardini del XVII secolo, ispirandosi a un dipinto di Jan Hackaert del 1660. Ci vorranno 11 anni.
Charente- Maritime - Château de la Roche Courbon - Giardini
Charente- Maritime - Château de la Roche Courbon - Giardini
Vent'anni dopo le paludi circostanti provocano il cedimento dei parapetti, dei viali, degli alberi e il terreno sprofonda di 8 cm l’anno. 

Jacques Badois, genero di Paul Chénereau e padre dell’attuale proprietario, decide di ricostruire l’impianto dei giardini poggiandoli su dei pilastri (pilotis): i sondaggi trovano suolo “buono” per appoggiarli a una profondità tra gli 8 e i 14 metri  (il letto del vecchio fiume). I lavori iniziano nel 1976 e ci vogliono 25 anni per trasformare l’intera area in un grandioso giardino sospeso.

Il 27 dicembre 1999 una tempesta si abbatte sulla regione: poche ore di furia distruttrice bastano a cancellare anni di lavoro meticoloso. 

Si ricomincia, si cercano i finanziamenti, interviene la Direction Régionale des Affaires Culturelles, il Conseil régional de Poitou-Charentes, il Conseil général de la Charente Maritime… 

Così i giardini su pilastri nel mezzo delle paludi riprendono vita ancora una volta, con buona pace di Pierre Loti che per primo ne aveva intuito bellezza e resilienza.
Charente- Maritime - Château de la Roche Courbon
Charente- Maritime - Château de la Roche Courbon



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martedì 9 agosto 2016

Vecchi post e lean back mode

Stiamo per rimetterci in viaggio e torneremo anche stavolta con una valigia piena di appunti, spunti, note, impressioni, suoni, colori, odori, immagini (migliaia!) da rimettere in ordine prima della prossima pubblicazione che tanto, in barba a qualunque precedente pianificazione editoriale, racconterà dei luoghi e delle storie in cui saremo incappati strada facendo.

Nell'attesa ripubblichiamo alcuni vecchi post da leggere rigorosamente in lean back mode ;-). 

Ne abbiamo scelto alcuni tra i più lunghi, scritti da me e Alessandro, molto spesso ispirati da donne straordinarie. C’è un po’ di cinema, un po’ di letteratura, un po’ di leggenda, un po’ di storia, un po’ di racconto autobiografico e naturalmente il viaggio.

Di testi lunghi e lean back mode ha parlato approfonditamente Luisa Carrada (qui il testo completo): […] Mario Garcia chiama questo nuovo bisogno di lentezza “secondo tempo”, contrapposto al “primo tempo”, il ritmo frenetico con cui leggiamo voracemente email, sms e notizie. A questi due ritmi e modalità di lettura Garcia associa persino due diverse posture del nostro corpo: il lean forward mode, che ci vede impazienti e protesi in avanti, e il lean back mode, che ci vede rilassati indietro a godere della lettura. Lo sgabello e il divano. […]

L’idea del divano, per me che ho una passione dichiarata per gli sgabelli, non ci dispiaceva affatto :-).

Per gli abstract ci siamo divertiti a studiare la fantastica newsletter del post e la rassegna settimanale della community #adotta1blogger curata da Paola Chiesa, senza alcuna seria pretesa di emulazione ma per il solo gusto del cimento. ;-)

Enjoy your trip dunque e buona lettura!:-)

Io, Esmeralda e le altre
Vertigo - La donna che visse due volte - Alfred Hitchcock
C’era una volta una vecchia scala di legno pericolante che conduceva a un sottotetto… Potrebbe trattarsi della prima inquadratura di un film dell’orrore ma qui in realtà si parla anche d’altro, si parla di verità, di fanciullezza, di libertà… non manca il brivido certo, ma per le urla meglio leggere forse quest’altro post in cui è l’intera casa a farla da protagonista. Si trova a Torino e anche qui dimora un po’ di fanciullezza, a ben cercare.

Canta il giallo: l’amaro caso della Baronessa di Carini
Castello di Carini

Chissà se anche la Baronessa di Carini era una scavezzacollo da bambina.
La sua storia straordinaria arrivata fino a noi grazie al “povero amore di un cantastorie” ferma l’immagine sulla sua tragica fine ma nulla ci dice dei suoi primi anni. E il canto che la celebra come “la più bella stella che sorrideva nel cielo, un’anima senza ombre e senza veli, la stella più bella tra tutte le stelle” pare ancora di sentirlo…

La maison au bord de mer: E.1027
E.1027 - Eileen Gray

Si vocifera che le mura del Castello di Carini siano ancora imbrattate con l’impronta della mano insanguinata della Baronessa, ma quanto a imbrattare muri per cercare di annientare lo spirito indomito di donne fuori del comune è pieno il mondo, in questo caso tuttavia l’epilogo non è così scontato. 



Off topic... 6 giugno 1944, lettera dalla Normandia
Cimitero americano - Colleville-sur-Mer

Ci vuole mezz’ora circa dalla E.1027 a Nizza. Solo una manciata di minuti per arrivare alla Promenade des Anglais. Eppure c’è stato un tempo in cui il nemico era riconoscibile, i confini del bene e del male erano netti e sembrava quasi di poter stare dalla parte giusta. Si poteva decidere di non obbedire a un comandante ma solo alla propria coscienza di persona e di donna libera: è la storia di Paulette, eroina della resistenza.

Il labirinto di bambù e altre storie
Labirinto della Masone - Parma

Da sempre il labirinto parla della rischiosa complessità del mondo, di vita, di morte, di bene e male, di perdizione e redenzione; parla anche di solitudine, di angosce e paure, di misteri occulti e segreti gelosamente custoditi.” (Iliana Borrillo, Il labirinto come simbolo del viaggio entro e oltre il limite). Ma entrare pagando un biglietto d’ingresso lo rende meno drammatico? ;-)

Appendice: dove si parla di Sir Arthur Conan Doyle, del Drunken Garden, della Valle della Paura e dei Misteri dei giardini di Compton House
The Draughtsman's Contract - I misteri del giardino di Compton House - Peter Greenaway

Alle brutte, stufi dei labirinti, si può sempre ripiegare in qualche signorile residenza tipicamente inglese cercando finalmente il riposo in un giardino purché ubriaco s'intende.







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giovedì 24 settembre 2015

Il verde altrove… Gesù giardiniere

Ammetto che l’idea di un Cristo giardiniere mi consolava non poco, soprattutto in una domenica mattina alle prese con la potatura estiva di un rigoglioso Rincospermum e una Cortaderia aggrovigliati l'uno all'altra come le stirpi di Cent'anni di solitudine
Specie poi se ci si dimentica di indossare una camicia a maniche lunghe. 

Dopo qualche ora di lavoro, con i capelli imbiancati dalla lanugine dei pennacchi dell'Erba della Pampa, appiccicaticcia di liquido gelatinoso, ricoperta di polvere e graffi, bofonchiando sull’acquisto immediato di una super motosega e minacciando di ridurre ogni velleità di verde urbano alla gestione di una bacheca su Pinterest, di cui avevo già anche il nome: “Je suis au jardin”; mentre Vita Sackville-West si allontanava velocemente dall'immaginario dei presenti sostituita dal primitivo operaio in cui mi stavo trasformando, ho visto negli occhi di mia madre, che casualmente assisteva alla scena con la fronte aggrottata e senza quasi proferire parola, la bambina che tornava a casa da scuola trafelata, insudiciata e ricoperta di insetti morti per essersi infilata nelle cunetteHa chiesto solo, allontanandosi, se avevo camicie da stirare. :-)

Noi ortolani siamo fatti così. Se non altro, possiamo dire di essere in buona compagnia. 

La nostra piccola aiuola è il paradiso terrestre, l’hortus conclusus ricco di fiori e di aromi del Cantico dei Cantici di Salomone, la città della Gerusalemme celeste dell’Apocalisse senza strade e piazze ma con il grande Albero della vita, è il giardino di Giuseppe d’Arimatea dove Gesù risorto era apparso sotto l’aspetto di giardiniere a Maria Maddalena

Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro, ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l'altro ai piedi, lì dov'era stato il corpo di Gesù.
Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Ella rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l'abbiano deposto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù.
Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: «Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò». (Giovanni 20, 11-15).

E mentre me ne stavo abbarbicata sull'ultimo gradino di una scala pericolosamente in bilico, continuando imperterrita a potare-attorcigliare-prendere-la-mira e lanciare pallottole di materiale di potatura e rami, dispensando occhiatacce e tardivi “attenzione!” al resto della famiglia (che avrebbe preferito andare a stirare le camicie con mia madre) affiora improvviso, in mezzo a pensieri altrettanto ingarbugliati, uno dei simboli più intatti della spiritualità monastica (l’abbazia di Fontaney) e mi rendo conto che averci passato un pomeriggio intenta ad osservare una dame au giardin,  amabili signore sedute a chiacchierare nel crepuscolo imminente e un topolino di campagna occupato a trasportare nella sua tana una piccola mela selvatica, forse non basta per dire di aver trovato l’Anima Mundi.

Borgogna, Montbard - Abbazia di Fontaney


Borgogna, Montbard - Abbazia di Fontaney

Borgogna, Montbard - Abbazia di Fontaney

Borgogna, Montbard - Abbazia di Fontaney

Borgogna, Montbard - Abbazia di Fontaney

Borgogna, Montbard - Abbazia di Fontaney

Borgogna, Montbard - Abbazia di Fontaney

Borgogna, Montbard - Abbazia di Fontaney
Borgogna, Montbard - Abbazia di Fontaney



Su questo tema leggi anche:
Il verde? Altrove…Piet Oudolf 


giovedì 14 maggio 2015

5 cose da evitare nella progettazione di un giardino e un paio di mosse vincenti

Stop and think era solita ripetere la mia insegnante di inglese ad alcuni alunni delle superiori, con un intercalare efficace non tanto per il significato letterale quanto intrinseco: dinne un’altra e avrai il voto che meriti.

Fermati e pensa

In questo post il nostro pensiero si sofferma sulle 5 cose da evitare nella progettazione di uno spazio verde.

1. Avere fretta. Conosco una giovane coppia che ha comprato una casa, dei mobili, un televisore, un cane e, per qualche migliaia di euro, un giardino. Nel giro di poche settimane il fornitore ha diserbato, posato cespugli e prato pronto, collocato ciottoli, allestito perenni e stagionali. 

Una cosa tristissima.

2. Partire subito con  la lista dei vincoli o dei requisiti: zona, orientamento, panorama e vegetazione circostante, budget, misure, posizione dei pozzetti (acqua, gas e luce), sistema di irrigazione; schema cromatico.  Farsi domande, invece: perché un giardino? Perché è funzionale al proprio status? Per il cane? Per fare delle grigliate? Perché è figo? Perché si può instagrammare

3. Partire impreparati.  Bisogna studiare. Non limitarsi a un metro e una rivista ma lasciarsi incuriosire da chi sente l’odore dell’erba tagliata o il profumo del temporale, da chi interpreta il giardino come una canzone, un quadro, un’opera d’arte, da chi lo vive e sente l’emozione del sole di primavera che sgretola le zolle indurite dal gelo…

4. Manicure con gel. In giardino bisogna sporcarsi le mani. O i piedi J. Karel Kapek, nel suo saggio L’anno del giardiniere spiegava che il giardiniere non lavora con le piante ma con la terra. Si fa fatica e ci si sporca. Ci si procura qualche callo. E la manicure con il gel non aiuta. J

5. Parlare alle piante. Le piante non sentono. Facciamocene una ragione. Smettiamola di ascoltare la nostra voce. È il primo passo per percepire il loro silenzio.

Gli inglesi, padri del garden design, usano la parola “care”, noi “manutenzione” accompagnata spesso dall’aggettivo “bassa”. Un giardino a bassa manutenzione, con cespugli che non perdono mai le foglie, piante che non si devono potare, fiori che non sporcano…

Un non-senso. Piuttosto fermati. Ascolta. Prenditi cura. Avrai il giardino che meriti. J










P.S. Questo post doveva parlare del giardino dei colori e in particolare del blu  finché è virato verso altre direzioni. Ci arriveremo prima o poi, abbiamo solo allungato un po’ la strada. Stay tuned! 

Foto: 1-2-3-4-5-8 Normandia-Giverny, Saint-Vaast-la-Hougue, Le-Mont-Saint-Michel
6-7-9 Bretagna–Saint-Malo, Locronan, Dinan

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sabato 12 luglio 2014

Case nella pittura, da Van Gogh a Pinterest…

Inauguriamo questo blog provando a raccontare alcuni dei mille percorsi di una casa imperfetta.
Un viaggio attraverso arti, letteratura, architettura, modernità e design...
Si parte da qui. Buon viaggioJ.

 ...Passando per Monet

Il rapporto di Monet (per come ci piace immaginarlo) con la sua casa, il giardino, le ninfee merita, ça va sans dire, questo post dedicato.
Il nostro percorso visivo parte dallo studio di Monet a Giverny (immobile al tempo di Monet, come gli oggetti che vi dimorano), passa attraverso il giardino e tenta di “riprodurre” ancora una volta le inevitabili ninfee.







...e dal suo soggiorno giallo

Un mood impressionista, che sembra un quadro di Van GoghJ.


Per noi comuni mortali, con poca probabilità di accedere all’acquisto di un quadro impressionista, restano gli home decor di Etsy rigorosamente nella palette di (nuovi) colori del 1840: bianco zinco, blu ceruleo, verde cobalto, giallo cadmioJ.



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