di Alessandro Borgogno
Si, è vero. Sir Charles Darwin per iniziare a comprendere gli straordinari meccanismi che regolano la vita sulla terra dovette fare il giro del mondo.
Il suo fantastico viaggio a bordo della Beagle gli fece intuire che tutti gli esseri viventi, le loro forme e le loro caratteristiche seguivano delle regole complesse ma precise, chiare, ricostruibili e comprensibili alla mente umana.
Senza osservare dal vivo l’immensa varietà della vita sulla Terra non avrebbe probabilmente mai iniziato a pensarci. Ma poi ci mise vent’anni per capire davvero tutte quelle regole e trovare il modo di spiegarle e dimostrarle all’umanità intera. E quei vent’anni li trascorse in casa. Nella sua casa e nel suo giardino. Ma sbaglieremmo se pensassimo che li trascorse solo a pensare e a scrivere. Nossignore. In quei lunghi anni, in quella casa e in quel giardino, riprodusse in miniatura ambienti naturali e situazioni sperimentali che gli permisero di mettere alla prova, e poi di dimostrare, le teorie che mano mano prendevano forma nella sua mente geniale. Gli esperimenti di Darwin rappresentano la più spettacolare serie di dimostrazioni di quanto anche un piccolo mondo possa contenerne migliaia, e possa rappresentare il tutto partendo dal minimo.
La sua casa e il suo giardino, chiamati Down House e situati a pochi chilometri da un altro luogo denso di significati storici e letterari che tempo fa abbiamo già raccontato (Groombridge), oltre ad essere uno dei tanti perfetti esemplari di cottage inglese, sono anche il luogo dove tante piccole meraviglie hanno aperto all’umanità la conoscenza di come essa stessa si è sviluppata e ha preso il dominio sul Pianeta Terra.
Lo studio di Sir Charles, così tipicamente ottocentesco, con la sua scrivania, la sua ricca libreria e soprattutto con i suoi fogli pieni di parole e di schizzi, pieno di strumenti inequivocabili come lenti e microscopi di ogni tipo, ha visto nascere disegni e schemi come quello dell’albero delle specie, che da solo tutto racchiude e tutto svela. Ha visto mettere alla prova, smentire e dimostrare sulla carta tutti i singoli problemi che si frapponevano al disegno complessivo della teoria dell’evoluzione delle specie per selezione naturale. E ha visto crescere delle piccole piante mentre con metodica pazienza Charles ne annotava e disegnava tutti i movimenti di crescita per capirne il meccanismo e il motore che li regolava.
E poi naturalmente la sua piccola ma straordinaria serra. Dove ha trovato il modo di sperimentare come i semi possano viaggiare in mare per colonizzare isole anche molto distanti tra loro e diffondersi sulla terra. Dove ha messo alla prova le più spettacolari orchidee per carpirne il segreto che le rendeva impollinabili da una e una sola specie di insetto. Dove ha passato giornate intere affascinato e intimorito dalla apparente insensatezza delle piante carnivore, vegetali che si comportano da predatori, per arrivare poi a comprendere non solo la necessità che le ha fatte capaci di assorbire dalla vita animale le sostanze nutritive che non trovavano nei loro terreni, ma anche gli incredibili meccanismi che erano state capaci di costruire per arrivare a tanto, e soprattutto dimostrare che non si trattava di piante dotate di sistema nervoso ma di piante come tutte le altre, che avevano “semplicemente” adattato gli stessi organi e le stesse cellule di tutte le altre piante per ottenere funzioni e risultati totalmente diversi da quelli di qualunque altro vegetale.
E perché non restassero dubbi su quanto anche un ambiente controllato e familiare potesse rappresentare uno stimolo formidabile per il suo lavoro di genio, è stato capace di far diventare anche il suo piccolo sentiero nel bosco uno strumento indispensabile alla formulazione della sua teoria. E chiudiamo raccontandovi come.
C’è un viale alberato che gira intorno a Down House. Quasi ogni giorno, sir Charles Darwin percorreva questo viale pensando alla soluzione ai problemi che si poneva. Il suo metodo, da scienziato autentico, era questo: appena aveva un’idea, iniziava a sottoporla a tutte le possibili obiezioni finché non ne trovava tutte le spiegazioni e la poteva considerare a prova di bomba. E’ così che si fa.
Questo lavoro lo faceva mentalmente durante la sua passeggiata.
E ad ogni giro del bosco, spostava un ciottolo del sentiero sul bordo della strada.
Quando aveva risolto il problema, guardava quanti ciottoli aveva accumulato, quindi quanti giri aveva fatto pensando alla soluzione. In questo modo catalogava l’importanza e la difficoltà dei problemi che andava affrontando e risolvendo.
Fra le tante, Sir Charles è stato anche capace di farci capire anche quanto le passeggiate nei boschi possano essere un’attività fondamentale per la storia dell’umanità.
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