Usciti dalla Grand Station avevamo due necessità impellenti: un cappuccino e ripararci dalla pioggia.
È finita che il primo ricordo che ho di New York è quello di una giovane donna elegante in fila davanti a me da Starbucks: altezza media, longilinea, chignon basso, décolleté con tacco sottile, un tubino nero e l’aria indaffarata: businesswomen between 25-40 years old. Quando si dice la personificazione del target.
Mi sono sempre chiesta se non fosse una trovata di mister Schultz o dell’ufficio del turismo, come i pescatori con cappello di paglia in barca a remi nei canali della Loira.
Il primo ufficiale del “Pequod” era Starbuck, nativo di Nantuket e quacchero di discendenza. Era un uomo lungo e serio, e benché fosse venuto al mondo su una costa ghiacciata, sembrava adattissimo a sopportare i climi caldi, essendo la sua carne dura come una galletta biscottata. (Herman Melville, Moby Dick).
Si dice che il nome Starbucks derivi da questo passaggio di uno dei più grandi capolavori mai scritti, del resto se il primo negozio fu aperto il 30 marzo 1971 a Seattle da due insegnanti e uno scrittore, qualcosa di più di Kaffeina o Bar Sport era lecito aspettarselo.
Non è solo caffè, è Starbucks
Starbucks come lo conosciamo oggi è opera di Howard Schultz che nel 1987 ha rilevato l’azienda e l’ha ricreata trasformando un piccolo business locale in uno dei leader dell’industria del caffè. Oggi il gruppo conta oltre 17.000 punti vendita distribuiti in 49 paesi.
Non facciamo caffè e lo serviamo alle persone: diamo un servizio alle persone attraverso il caffè. Chiunque può aprire un bar ma il nostro business è basato sulla creazione di una connessione emotiva durevole tra di noi e con i nostri Clienti.
Qualità del prodotto, qualità del servizio offerto: è la scommessa di Starbucks. Il clima è piacevole come a casa, l’ambiente è luxury ma accessibile e curato in ogni particolare: l’arredo è concepito sia per il relax (divani e poltrone) sia per lo studio e il lavoro (tavoli attorno ai quali ci si può trovare a discutere), la musica è in tema con il target e la sensazione di benessere, così come la pulizia, gli accessori, le fragranze diffuse, l’utilizzo gratuito di connessione wi-fi e di prese di corrente per ricaricare i pc.
Fonte: http://www.slideshare.net/thedoers/md-0100-modello-di-business |
Se l’obiettivo è l’engagement, uno dei modi scelti da Starbucks è senz'altro quello di condividere. Ma condividere cosa? Le fasi sviluppo di nuovi prodotti o servizi ad esempio, oppure un’idea da votare, discutere o sviluppare attraverso il sito, che si tratti di dare preferenza al latte non zuccherato o agli sconti per chi utilizza la propria tazza per ridurre la produzione di rifiuti.
Ma in questo tempo interconnesso Starbucks nella mia idea è anche e soprattutto racconto.
Lo scorso anno ho definitivamente eletto tra i miei preferiti di Parigi quello di Place Blanche perché intimamente legato all'esperienza (connessione emotiva?) di un momento di pausa e benessere: sorseggiare un tè caldo (il caffè all'estero lo evito anche da Starbucks :-)) guardando il Moulin Rouge al tramonto, con le luci che piano piano si accendono mentre arriva il buio. Ne parlo qui ma ho naturalmente postato e condiviso sui profili social la mia customer experience; amici in viaggio a Berlino mi hanno regalato la tazza di Starbucks che ho postato su Instagram menzionando il brand, condividendo su Facebook e taggando gli stessi amici che a loro volta mi avevo taggata mentre prendevano il loro frappuccino in terra di Germania… Senza contare pin e repin vari.
L’Italia è ancora (per poco?) uno dei paesi Starbucks-free e non solo per l’off ma anche per l’on line: non esistono profili social dedicati alla versione italiana di Starbucks, né su Twitter né su Facebook né altrove e non c'è un sito web locale.
Ma possiamo veramente dire che Sturbucks non c’è se entra nel racconto, nelle bacheche, nelle board, nei tweet di migliaia di persone con cui in qualche modo condivide, appunto, esperienza e relazione?
È il solito Grande Interrogativo: “mi si nota di più se non vengo oppure se vengo e me ne sto in un angolo…?” :-)
Mah… se fossi nei panni di Mister Schultz, con quel nome e la sirena a due code nel logo, valuterei seriamente l’idea di far approdare Starbucks nelle quattro Repubbliche marinare: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia ;-)
Vista del Moulin Rouge da Starbucks - 5 Place Blanche, 75009 Paris, Francia |
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