venerdì 24 ottobre 2014

La casa dell’assassino. Sir Alfred a Covent Garden

In uno degli ultimi ruggiti della sua strabiliante carriera di regista, nel 1972, Hitchcock tornò nella sua Londra e piazzò la cinepresa nel bel mezzo di Covent Garden, quando era ancora il principale mercato di frutta e verdura della capitale inglese.

Il mercato sarebbe stato smantellato di lì a pochi anni, e in molti considerano Frenzy non solo uno dei tanti capolavori del maestro del brivido (Hitch ci precipita stavolta in un vortice di violenza e sesso, facendoci seguire un antipatico innocente che si dibatte come una mosca nella tela di un ragno intessuta da un simpatico assassino psicopatico che strangola giovani donne) ma anche uno straordinario documentario sul quartiere prima della sua definitiva trasformazione.
Ciò che interessa noi però, è che anche qui Hitch utilizza una casa in modo del tutto particolare. E’ la casa dell’assassino (che ci fa conoscere dopo dieci minuti di film). E’ proprio di fronte a Covent Garden (dove l’assassino lavora). E diventa il luogo dove viene commesso uno degli omicidi.
Ed è proprio la casa, e solo quella, che il regista decide di farci vedere mentre accade l’orrido e l’irreparabile. Segue per le scale assassino e vittima fino al primo piano della tipica casa londinese (assai simile a quella di Baker Street, per intenderci), ce li fa vedere mentre entrano in casa, e poi indietreggia, scende le scale e se ne va in retromarcia verso l’uscita mentre cala il silenzio. E continua, esce dal portone e a quel punto irrompono i rumori della strada e del mercato, si vede la gente che cammina, passeggia, lavora. Continua ad allontanarsi e ormai vediamo anche la finestra del primo piano, dietro la quale sappiamo che si sta consumando un orrore. Ma non vediamo e non sentiamo nulla se non i rumori della strada, che coprono e copriranno anche le urla della sfortunata vittima, se mai riuscirà ad urlare. La scena è magnifica, carrellata all’indietro di assoluto virtuosismo e rigore espressivo senza pari.

La casa è sempre lì, ripulita e restaurata, ma ben riconoscibile.

P.S. Essendo il mercato di Covent Garden il centro fisico del film, tutta la narrazione segue il cibo. Frutta, verdura, patate (in una scena memorabile), pub, immangiabili manicaretti da Nouvelle Cuisine cucinati dalla moglie del commissario, gustosi panini col prosciutto in autogrill frequentati dai camionisti.
Con sfumature meno autentiche ma altrettanto festose il cibo a Covent Garden continua ad essere oggi protagonista con i suoi negozi di delicatessen, le sue caffetterie, Tea House o Luxury chocolates… Per turisti appassionati di ghiottonerie e, of course, di cinemaJ.


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