martedì 12 marzo 2019

Otto marzo 2019

Edoardo De Angelis - Auditorium Parco della Musica
Edoardo De Angelis - Foto di Vittorio Santi
C’è questo signore garbato, Edoardo De Angelis, sul palco della Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. 

Alle sue spalle un bellissimo pianoforte a coda, su un lato un dipinto del maestro Natino Chirico: Roma, città aperta.

È l’otto marzoSi parla e si canta di donne e per le donne.



Insieme a Edoardo si alternano sul palco Fabrizio EmigliFrancesco Anselmo, Alberto Laruccia, Davide MottolaCarlo Valente e David William Caruso (Vinile).

Ho avuto la ventura di conoscere Edoardo De Angelis in occasione di una serie di eventi al Maxxi la scorsa primavera e da quel momento cerco di seguire le briciole di pane che generosamente lascia per quelli che come me si avvicinano timidamente a questo mondo di tradizioni, riferimenti, esercizio, cultura (o controcultura:-))... È un mondo che parte da quei “vinili” ascoltati dieci, cento, mille volte da adolescenti imberbi in stanzette chiuse a chiave o forse da più lontano ancora: quelli bravi lo definiscono cantautorato

Io sono arrivata più tardi, quando le stanze degli adolescenti erano ormai tappezzate di poster dei Duran Duran e le canzoni si ascoltavano con il walkman, dunque per me Edoardo De Angelis e le sue briciole di pane sono soprattutto occasione per raccogliere piccoli frammenti, corpuscoli che si incastrano nei pertugi e sedimentano strati di consapevolezza.

C’è tuttavia un altro aspetto che mi colpisce e su cui penso valga la pena riflettere: il famigerato networking che sembra nato appena ieri con Internet e con cui di questi tempi si riempiono gli scaffali delle librerie. 

Edoardo De Angelis è un modello ante litteram di quello di cui si predica un po’ ovunque, in qualunque professione, in qualunque contesto: la necessità di fare rete e creare relazioni durature perché quello che ci insegna con l’esempio di tutta una vita questo signore che intona su un palco “Anna è un nome bellissimo” è proprio la generosità, l’intuito, la passione, l’orgoglio di saper riconoscere il talento e il coraggio di esserne mentore, senza chiedere in cambio nient’altro che parole, musica e colori.

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