La maggior parte di questi storici
sobborghi sovraffollati con le
loro casette in mattoni grigi, stipiti in pietra, porte sempre aperte sui
cortiletti interni con spazi e servizi condivisi, in cui viveva solo
qualche decennio fa più dell’80% della popolazione urbana, sembrano infatti
destinati ad essere rasi al suolo e sostituiti dagli altissimi grattacieli
espressione e testimonianza dello sviluppo economico cinese, fatto salvo quei
pochi scampati alla distruzione e trasformati in quartieri di
tendenza con gallerie d’arte, bar e ristoranti.
Man mano che il servizio presentava il nuovo
modello del vivere urbano individualista
e appartato di Shangai, riflettevo che invece la vecchia Europa riscopre
(periodicamente) le Comuni del
passato, pur nella moderna accezione di quartiere iper-ecologico e
alternative-chic.
L’ultimo esempio è quello di Berlino, città laboratorio di tendenza, che sta progettando su
iniziativa dei tre ex imprenditori trasgressivi della notte berlinese inventori
e gestori del mitico Bar 25, un nuovo quartiere diverso da ogni altro, a Holzmarkt sulle rive della Sprea.
Il quartiere avrà case a più piani ma
in legno e super ecologiche, da
affittare per non più di tre anni. Non saranno ammesse lavatrici, tutti useranno
lavanderie comuni, anche i frigoriferi avranno solo un uso collettivo. Uno spazio
sul tetto delle abitazioni servirà ad allevare i pesci i cui escrementi
verranno utilizzati per la concimazione di spazi verdi e le coltivazioni di
verdure fai da te, gli abitanti saranno tenuti a partecipare attivamente alla vita di quartiere, compresa la manutenzione
del verde pubblico.
Non entro nel merito, lascio ad altre voci più
autorevoli di questo blog le considerazioni antropologiche sull’argomento, anche
perché devo confessare che tutte le volte che qualcuno dice di volersi trasferire in campagna, a contatto con
la natura, coltivando la terra per il proprio sostentamento ecc. ecc. non posso
fare a meno di pensare a Maria Antonietta e al suo Domaine de la
Reine … J.
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