mercoledì 27 gennaio 2016

Age, Sex e Location

Ieri sera ho trovato nella cassetta della posta il catalogo di una famosa azienda di cosmetici. In copertina tre bellissime donne sorridenti di età diverse e abbastanza indefinibili, di cui almeno una della generazione di mia madre, che di anni ne ha 65. Ageless marketing, si direbbe.

Si parla da tempo dell’invecchiamento della popolazione mondiale (entro il 2030 un miliardo di persone avrà più di 65 anni) e non si può non tenerne conto, a meno di non essere tra le aziende produttrici di cioccolatini che a giudicare dalle ultime campagne marketing sembra essere un prodotto destinato ad un pubblico non-anziano.

Giovanna Cosenza (in un bel saggio che trovate qui) ritiene che le barriere di età siano tra le più difficili da abbattere nei paesi più ricchi, assieme a quelle legate alla provenienza geografica e al genere sessuale. Anche su Internet Age, Sex e Location sono di solito le primissime domande con cui si comincia una chat, le coordinate minime (anche quando si mente spudoratamente).

È di questo mondo sfaccettato e multiforme che invecchia ma aspira al Trans-Age e coltiva fino all'ultimo interessi e divertissement, che qualcuno - governi, organizzazioni, aziende - comincia a preoccuparsi.

E quel qualcuno dovrà garantire l’economia della conoscenza, il soddisfacimento di bisogni primari e non, la risoluzione di problemi pratici: attraversare indenni estati roventi e inverni gelidi, utilizzare un mezzo pubblico progettato per chi si muove lento o con difficoltà di deambulazione, raggiungere facilmente il prodotto sullo scaffale, poter leggere un’etichetta che non sia scritta troppo piccola, coltivare la propria socialità e il tempo libero (cinema, musei, ristoranti, biblioteche, università, …), mantenersi in buona salute, non essere sepolti vivi nel cemento; dovrà proporre e sostenere nuovi modelli di ruolo (per noi signore possibilmente che non sia Milf), nuovi modelli di urbanistica sostenibili, nuovi modelli di verde urbano, nuovi modelli comunicativi; dovrà preservare il passato e la memoria; dovrà ripensare i consumi: si incrementeranno i sonniferi, le parafarmacie, i telecomandi, i corsi di pilates? Scompariranno le minigonne? Serviranno ancora le piste ciclabili? E il nonno vigile? Non si alzerà più nessuno in metropolitana? Smetteremo di tingerci i capelli?

Ma la cosa più difficile forse è immaginare che quei vecchi siamo noi. Noi che diciamo “perculare” e “spoilerare”, noi che cogliamo i segnali deboli, che ci innamoriamo ogni giorno per sempre su Internet e come mai prima infiliamo nelle chat sentimenti effimeri e assoluti che durano il tempo di una lucciola d’estate. 

E allora quel qualcuno dovrà raccontare luoghi, città, paesi meno distopici e fantascientifici, luoghi popolati da quella umanità contraddittoria e sciagurata di cui tecnologie, innovazione, comunicazione, sono corollario e ausilio ma mai la questione principale. Che non è fatta di pixel instagrammati ma di ossa, carne, sangue, anima. E quella, si sa, non invecchia.


Chamonix Mont Blanc

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