giovedì 16 luglio 2015

La larva, la pupa e l’immagine

Se dovessi dire quali sono gli insetti più noti ed amati non avrei alcun dubbio: le farfalle

Non è un caso, e non è dovuto unicamente alla loro colorata e vistosa bellezza. 

La loro straordinaria diversificazione evolutiva e la ricchezza di specie (circa 165.000, superata nel regno animale solo dai Coleotteri), la doppia e tripla vita, le comunicazioni chimiche e ultrasoniche, la fondamentale funzione di impollinatrici che rivaleggia con quella delle api e le loro mille e più specializzazioni ne fanno un microcosmo multiforme e affascinante (ce ne sono persino alcune che si nutrono di lacrime, altre di sangue:-)).

Stranamente questa grande varietà non pare rintracciabile nella lingua: è rarissimo che una cultura usi più termini per designare farfalle di specie diverse, a suggerirne il nome non è la ricchezza di forme e colori ma il volo, silenzioso e battente, riprodotto linguisticamente da un duplice movimento: una sillaba e una doppia sillaba ripetuta.

Da sempre l’interesse dell’uomo per il mondo delle farfalle sembra infatti concentrarsi su una attività: il volo (che dire dell’effetto farfalla?), e su un processo: la metamorfosi. Sul terreno dell’immaginario il celebre bruco che diventa farfalla ha una forza evocatrice quasi magica e contribuisce a promuovere questi organismi da oggetti della natura a soggetti della cultura

A proposito: la larva, la pupa e l’immagine del titolo sono i tre stadi (oltre all’uovo) della metamorfosi completa.

Così ad esempio l'artista Julie Alice Chappell nel tentativo di trasmettere una maggiore consapevolezza dei rifiuti ambientali (I bit riciclati che si intrecciano nel mio lavoro rappresentano un incontro diretto con gli eccessi della vita moderna e mettono in evidenza i pericoli di obsolescenza programmata e di e-rifiuti nell'ambiente) crea sbalorditive sculture in miniatura di farfalle utilizzando pezzi di elettronica di scarto, schede e circuiti, regalando loro una “seconda occasione”.

È una poetica seconda occasione anche quella che l’artista olandese Anne Ten Donkelaar offre alle farfalle che raccoglie durante le sue passeggiate (Una farfalla danneggiata, un ramoscello rotto, un calabrone, strane erbacce…) e riporta simbolicamente in vita aiutandosi con i materiali più svariati, inclusi oro, mappe geografiche, rocchetti di cotone, radici, parti meccaniche e stoffe ricamate.

La serie è Broken Butterflies e l’idea che la ispira è un libro per l’infanzia, The Butterfly Workshop, dove il giovane protagonista Arno sogna segretamente di poter un giorno ottenere un ibrido che possa tessere insieme la bellezza di un fiore e la capacità di volare degli uccelli.

Il biologo di casa mi fa poi notare che una delle farfalle di Anne Ten Donkelaar somiglia molto ad una sottospecie che ha una di quelle particolari storie di intrecci e contaminazioni che a noi piacciono. Scoperta nell’appennino tosco-emiliano nel 1992 dall’entomologo Giovanni Sala che, grande estimatore del cantautore e scrittore Francesco Guccini, volle dedicargliela dandogli nome Parnassius mnemosyne guccinii. Omaggio ricambiato un anno dopo dallo stesso cantautore modenese che intitolò il suo album del 1993 proprio con il nome della farfalla e dedicandole tutta la copertina (per di più su un bellissimo fondo blu:-)).
Julie Alice Chappell

Julie Alice Chappell

Julie Alice Chappell

Julie Alice Chappell

Julie Alice Chappell

Julie Alice Chappell

Anne Ten Donkelaar

Anne Ten Donkelaar

Anne Ten Donkelaar

Parnassius, Guccini





Fonti:

Il mondo delle farfalle. 

Valerio Sbordoni, Saverio Forestiero 

(Arnoldo Modadori Editore)





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