Curioso come a questo mondo vi sia poca gente che si rassegni a perdite piccole; sono le grandi che inducono immediatamente alla grande rassegnazione.
(Italo Svevo, La coscienza di Zeno).
(Italo Svevo, La coscienza di Zeno).
Porto con me questa frase da tempo immemore. È, credo, uno dei punti fermi del mio pensiero.
Ho trovato nelle parole di Svevo il “senso” di accadimenti dolorosi e ironicamente ricorrenti: mio padre, morto quando avevo 13 anni, il fratello di mia madre 10 anni dopo, mio nonno allo scadere dei 10 successivi. Ma non è stato tanto il lutto che ho avuto bisogno di “elaborare” quanto la vita di chi è rimasto, di chi ha continuato a vivere.
Quello di cui non riesco tutt'ora a capacitarmi è che per farlo sia necessario allenare la memoria a dimenticare.
Paulette
[…] Aboliamo la festa del 25 aprile. In questi giorni verrebbe da fare la modesta proposta di eliminare questo giorno di festa dal calendario o in alternativa di sostituirne la denominazione: chiamiamola festa di primavera o qualcosa del genere. Sanciamo una condizione di fatto, l’assoluta indifferenza della gran parte delle istituzioni, dei mezzi d’informazione, dell’opinione pubblica per la ricorrenza della liberazione dell’Italia dal fascismo. […] (Christian Raimo, Buona festa della Liberazione)
Nell'estate del 2013, tornai da un viaggio nei luoghi dello sbarco in Normandia.
Nelle settimane successive non riuscivo in alcun modo a staccarmi da quegli eventi sanguinosi. Per giorni mi sono immersa nelle letture, nei film, nelle testimonianze, nei luoghi: il cimitero americano di Nettuno, quello inglese di Anzio… Contavo i morti come chi sgrana il rosario, ripetevo i nomi, misuravo le forze in campo, le manovre, i protagonisti, frullavo tutto in un’unica palla di pelo sempre più complicata da rigurgitare.
Poi decisi di raccontare una storia così da affidare almeno un nome alla mia memoria. Funzionò. Smisi di pensarci.
Verdun
Verdun fu il luogo di una delle più sanguinose battaglie di tutto il fronte occidentale della prima guerra mondiale in cui, tra febbraio 1916 e dicembre dello stesso anno, persero la vita 360.000 francesi e 335.000 tedeschi, oltre 400.000 i feriti, in un inferno tale che non ebbe paragoni, si dice, con nessun'altra battaglia nella storia.
La guerra sulle rive del Mosa cancellò oltre alle centinaia di migliaia di vite anche nove comuni francesi: Beaumont, Bezonvaux, Cumières, Douaumont, Fleury, Haumont, Louvemont, Ornes e Vaux.
[…] Su quei terreni martoriati dalle bombe e dai mortai, avvelenati dai gas tossici, disseminati di proiettili inesplosi, non era possibile ricostruire ma il governo francese del dopoguerra non ha voluto che i villaggi sparissero dalla mappa. Con una legge del 1919 li ha dichiarati ufficialmente morti per la Francia come i soldati caduti in combattimento, e ha assegnato loro una commissione municipale, guidata da un sindaco che si occupasse degli indennizzi per gli abitanti costretti a fuggire o per i loro discendenti […]. Concluse nel dopoguerra (la seconda) le penose ricerche di superstiti e discendenti ai sindaci è rimasto il dovere della memoria. […] Hanno costruito cappelle e monumenti ai morti, tracciato strade e piante di edifici scomparsi, preservato con cura le poche rovine rimaste in piedi. I villaggi sono stati sacrificati per salvare il Paese e oggi sono nel riposo eterno. Non bisogna dimenticarli. […] (Chiara Rancati, Pagina99 del 26/03/2016)
E noi? Dove sono finite le battaglie dei nostri padri, dei nostri nonni? Dov'è la memoria dei nostri morti?
“La maggior parte degli italiani è contenta se i negozi rimarranno aperti il 25 aprile, diventato ormai un giorno feriale come tanti altri.” (Alberto Cavaglion, La resistenza spiegata a mia figlia).
Amnesia collettiva. Perdita della memoria. Dimenticanza. Oblio. Oscurità. Tenebra. Barbarie. Ferocia. Atrocità. Orrore. Crudeltà. Efferatezza. Disumanità. Morte. Rassegnazione.
Eppure non mi capacito, proprio non riesco ad arrendermi alle ataviche pennellate di bianco passate sul sangue versato, mani di vernice inutili e insensate come i restauri di alcune chiese di Baviera. Allora cerco negli interstizi…
E chissà che quello della memoria non diventi prima o poi un business redditizio anche al di qua dei Pirenei.
Cimitero inglese di Anzio |
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