mercoledì 10 febbraio 2016

Di scrittura contemporanea, di scrittori e farfalle

Ieri parlavamo di scrittura, di come è cambiata con il digitale, di come scrivere per la carta non è lo stesso che scrivere per il web, di come scrittori e scrittura stanno evolvendo. 

Eh, lo so, c'è chi il tema lo ha affrontato nel secolo scorso, o almeno a partire dal 1996:-) ma è pur sempre attuale. 

Nell'immaginario di molti chi scrive se ne sta chiuso in una sorta di tempio, al più in una soffitta di Montparnasse, in perfetta solitudine, nell'attesa che si compia il miracolo. 

Andiamo in giro per il mondo a visitare le case di scrittori, guardiamo con riverenza la scrivania di Balzac,  la sedia di Victor Hugo, ci lasciamo affascinare dal racconto delle matite di Simenon buttate in un cassetto dopo tre o quattro temperate, lo immaginiamo rinchiuso nel suo studio nei momenti di maggiore furore creativo, dedito unicamente all'attività febbrile di cogliere il refolo, di afferrare il vento.

Poi arrivano le farfalle.  

Vi è mai capitato di entrare in una voliera con le farfalle? Ecco. Immaginate la sensazione: voi immobili e intorno mille ali colorate. Se vi muovete, con calma e circospezione, una parte dello sciame vi segue. 

Le farfalle sono il tempo della scritturaquesto tempo, il nostro, il contemporaneo. Sono il mondo colorato e multiforme che circonda le parole nella voliera: questo blog,  un post sui social, il la che arriva da un commento, un tweet,  un'immagine, un suono o tutto quanto insieme. 

Un giovanissimo scrittore che conosco ha casualmente eliminato un centinaio di pagine che stava scrivendo ma le ha recuperate perché le aveva mandate, tutte, man mano che scriveva a una amica su WhatsApp. Pensereste mai che Salinger potesse affidare i suoi scritti a un lettore prima della parola fine?  Eppure…

La metafora delle farfalle è il mio senso della scrittura: per la loro storia evolutiva, perché portano con sé la magia del cambiamento, perché rappresentano una delle specie più numerose,  perché sono soggetti della natura e oggetti della cultura, perché non puoi afferrarle senza ferirle o ucciderle. 

Le parole in fondo sono sempre le stesse, molti racconti sono già dentro di noi, la differenza tra scrivere per il digitale e scrivere per la carta sta forse nel fatto che un tempo le farfalle bisognava immaginarle, oggi sono tra noi, basta cercarle, averne cura, non averne paura. 

In fin dei conti perfino Hemingway, che scriveva seduto al tavolino di un bistrot, potrebbe essere stato uno dei primi social writer e forse anche lui vedeva le farfalle.

Maison de Victor Hugo, Paris
Maison de Victor Hugo, Paris




Di farfalle abbiamo parlato anche qui

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