Con noncurante nonchalance qualcuno ha raccontato di avermi “citata come esempio” per il fatto che andavo in piscina alle 7.00 del mattino. Le donne presenti hanno immediatamente e senza appello sentenziato: “ma certo! non ha figli!”.
E se non hai figli non sei una normale, sei strana, per cui è normale che una tipa strana faccia cose strane, come andare piscina alle sette del mattino e non fare figli (c'è da dire che in acqua con me alle 7.00 del mattino c'erano sempre diverse madri, anche con figli molto piccoli).
Ma chi sono queste donne senza figli per scelta? Chi sono queste donne che dichiarano esplicitamente di non avere istinto materno? Queste donne per cui un figlio semplicemente non rientra nei loro piani, che asseriscono che la loro vita è piena e la relazione di coppia è soddisfacente così? Queste donne che non si preoccupano se non ci sarà nessuno a prendersi cura di loro quando saranno vecchie? Queste donne che non hanno alcun problema a sostenere che i loro interessi sono altri, che la loro realizzazione personale passa da esperienze diverse dalla maternità? Che non sentono il ticchettio dell’orologio biologico?
Eccomi qua. Sono una di quelle donne che (evidentemente) a causa di mutazione antropologica non si è riprodotta. Ci chiamano, ho scoperto, child-free - senza figli per scelta - e faccio parte, pare, di quel crescente gruppo di donne dedite alla carriera, che ricoprono incarichi di responsabilità e odiano i bambini…
C’è anche chi lo spiega in termini evolutivi: è provato che in ogni gruppo sociale, dalle tribù in poi, circa un 15-20% della popolazione rimane senza figli, per varie ragioni, sterilità fisica o mancata predisposizione psicologica: è necessario che un certo numero di persone, libere dai doveri dell’accudimento, si dedichino completamente ad “altro”.
Oppure potrebbe essere che non sono abbastanza empatica.
Un genitore empatico pensa di sapere tutto di suo figlio perché è come lui, perché risuona in lui empaticamente. Il genitore (empatico) non lascia spazio alla differenza, frequenta quasi esclusivamente suoi simili in grado di comprendere il travaglio, la mancanza di tempo, la totale abnegazione, l’ansia, la stanchezza fisica ed emotiva, il senso di colpa, i rapporti (tutti) passati in secondo piano.
Ma infine credo, senza timore di smentita almeno per quanto riguarda me stessa, che valga quanto dice Costanza Jesurum, aka beizauberei: “la parte importante che conduce a una genitorialità è il superamento e la risoluzione di alcune cose personali, il proprio rapporto con i genitori, e con la madre, il proprio modo di interpretarsi come persona adulta e capace di non essere più figlia cioè oggetto di attenzione dei grandi, ma genitrice, cioè soggetto che da attenzione ai piccoli”.
Poi arriva Natale e in una famiglia composta da mamma-figlio e padre-nuovacompagna l’organizzazione, nel caos delle feste, diventa fondamentale: la sera della vigilia padre-figlio stanno con i nonni paterni e mamma-compagna con nonne materne-nonni acquisiti. La mattina dopo, il 25, padre-figlio sveglia presto, consegna dei regali, riconsegna del figlio alla madre, pranzo dalla nonna-materna (il figlio) di corsa verso i nonni acquisiti (il padre) così che in tutto questo marasma c’è sempre qualcuno che può lamentarsi che non c’è la madre, il padre, il figlio, …
Si fa sempre la conta di quelli che mancano ;-).
E loro? I figli erranti?
Per fortuna vanno per la loro strada senza preoccuparsi troppo dei genitori empatici, dei ruoli, dei non-ruoli e dei tecnicamente: “tecnicamente non si può dire mio marito, non siamo sposati, tecnicamente non è tuo nipote, tecnicamente non è proprio lo stesso brodo quello che ha mangiato per tre giorni di seguito: a casa della nonna, della madre e infine del padre.
Dev'essere che è maschio - ho asserito, facendone scherzosamente una questione di genere - fosse stata femmina sarebbe stata la fine del mondo :-).
E allora auguri alle mamme, a tutte quelle non e a quelli che a Natale ci sono sempre, anche se mai nel posto dove dovrebbero essere.
Merry Christmas and Happy New Year!
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