mercoledì 18 novembre 2015

Chi ha paura dell’effimero?

Gli esseri umani si inventano dei modi per poter sopravvivere al tempo della guerra... 
(Walter Veltroni, Renato Nicolini – Documentario sull'estate romana e sul meraviglioso urbano).

Nel 1977 Carlo ha vent'anni, frequenta l’università e una ragazza, Annamaria.

Roma nel 1977 è terra di Babilonia, una città difficile e pericolosa, la città degli anni di piombo, della lotta armata, della contestazione studentesca, del terrorismo, dei disordini, della strategia della tensione. I mezzi di comunicazione diffondono quotidianamente bollettini di guerra: esplosioni, attentati, violenti scontri di piazza. 

E morti.

Il 1° febbraio 1977 muore Guido Bellachioma, 22 anni, studente del collettivo di Lettere durante l’occupazione della Sapienza; il 21 aprile l’università è nuovamente occupata e muore l'allievo sottufficiale Settimio Passamonti colpito a morte; il 12 maggio durante una manifestazione contro la Legge Reale del 1975 sul fermo di polizia e l'uso di armi da parte delle forze dell'ordine muore, poco meno che ventenne, Giorgiana Masi colpita all'addome da un proiettile calibro 22 durante gli scontri tra dimostranti e polizia… “e poi primavera / e qualcosa cambiò, / qualcuno moriva / e su un ponte lasciò / lasciò i suoi vent'anni / e qualcosa di più...” (Stefano Rosso, Bologna '77);  il 30 settembre un gruppo di neofascisti uccide con un colpo di pistola Walter Rossi, studente universitario e militante di Lotta continua.



Nel 1977 esce al cinema Saturday Night Fever e il primo episodio di Guerre stellari.

Da Piazza Santa Maria Ausiliatrice nel quartiere Appio -Tuscolano, dove abitava con i genitori e i due fratelli, Carlo raggiungeva gli amici al centro, incurante del clima di guerriglia urbana, per bere una birra o tirare tardi, ma non troppo, sapendo che qualcuno avrebbe vegliato finché non avesse sentito la serratura girare di nuovo nella toppa.

Nel 1977 il sindaco di Roma è un torinese, Giulio Carlo Argan, storico dell’arte e studioso di fama internazionale. 

Indimenticato assessore alla cultura è Renato Nicolini.

Nicolini aveva un animo artistico, era architetto ma era più di tutto immaginifico, vulcanico e fanciullesco anche dopo aver raggiunto l’età avanzata, non badava troppo alla forma del vestire e i capelli vagavano arruffati inseguendo a stento la direzione delle idee, la voce non riusciva a star sempre dietro ai pensieri e così spesso i concetti erano sommersi da nuove parole e il discorso seguiva una direzione sghemba, un fiume in piena ma senza arroganza, anzi gli era rimasta una dose di incredulità, quella stessa di quando era stato catapultato a fare l’assessore capitolino a soli 34 anni.” (Claudio Gamba, La scomparsa di Giuseppe Chiarante e Renato Nicolini).
Renato Nicolini

Argan è sindaco in quegli anni drammatici, è sindaco quando viene rapito e ucciso Aldo Moro e quando il suo cadavere è ritrovato in via Caetani, eppure da mano libera al giovane assessore nel convincimento che la politica è al servizio dei cittadini, che la politica e la cultura si alimentano l’una dell’altra, che la città è il luogo di incontro tra le testimonianze del passato e la militanza culturale e politica nel  presente. Del resto il concetto di politica non viene proprio dalla città, dalla polis?

Renato Nicolini raccoglie la sfida, esce dalla sindrome dell’assedio e restituisce la città ai suoi cittadini: nel momento in cui la paura rischia di vincere inventa luoghi “neutri”, zone franche, mette insieme lunghe notti di cinema, maratone, festival della poesia, in un gioco in cui convive la tipica famiglia romana, il figlio dei fiori, l’intellettuale, il frequentatore di cineclub, il poeta e il proletario. Sono in 4000 a Massenzio per il Peplum e due anni dopo arrivano in migliaia da tutta Italia per il Festival dei Poeti di Castelporziano. 

Nel 1977 i romani migrano lungo le strade di una città in guerra e oltrepassano compatti le porte spalancate da Renato Nicolini: cinema, teatro, musica, arte, sapere, comunicazione, relazioni sociali, sperimentazione. Cultura interclassista, interdisciplinare, partecipata, cultura basata su uno spirito libertario, progressista e laico. Quello stesso spirito che qualcuno tenta ancora oggi, inutilmente, di soffocare con il sangue. Qualcuno, in seguito, l’ha definita cultura dell’effimero
Roma - Basilica di Massenzio

Incontro Carlo alla Feltrinelli di via Appia, poco lontano dai luoghi della sua giovinezza.
“Parlami di Nicolini …” dico. 
“Che vuoi sapere?”
“Della cultura dell’effimero”
“Una faccenda tremendamente seria...”

Stay tuned :-)


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