Sono di quelle persone che cambierebbero il colore delle pareti, la disposizione delle stanze, i sanitari del bagno un giorno si e l’altro pure, con somma preoccupazione dei membri conservatori della famiglia, soprattutto quando l’incipit “ho avuto un’idea” è lasciato cadere con nonchalance al primo sorso di caffè della mattina, con la vista ancora annebbiata e non tutte le facoltà attive. E l’idea è di trasformare la finestra della cucina nell’ingresso del Bow window e poco importa se non abbiamo un bovindo...
In questo periodo il mondo si addobba di luci fluorescenti,
festoni colorati, decorazioni glitterate. È un mondo temporaneo ed effimero e
proprio per questo nelle corde di chi, come me, rifugge dalla malìa del
duraturo. All’indomani, si smonta l’albero, si impacchettano luci e addobbi e
siamo già proiettati verso i bulbi primaverili.
Maisons
Ephémères, un po’ come i famosi jardins
di Laurent–Perrier.
Una casa effimera vive di piante riorganizzate ad ogni
inizio di stagione, di librerie riallestite al ritorno da ogni viaggio, di una
nuova mensola dove poggiare un tablet e qualche piantina grassa, di un quadro senza
collocazione, di un espositore con cartoline sempre diverse, di una lavagna con
un disegno provvisorio…
Non è (solo) cambiare le tende, i tappeti, i cuscini
del divano o sostituire una lampada, non è allestire una mise en place o un
“angolo emozionale”. Una casa effimera è creatività e approfondimento, è
ispirazione e ricerca, qualche volta, raramente, è perfezione.
Provvisoria, s’intendeJ
Foto via Blood&Champagne
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