La fortuna può premiare un testo mediocre (e punirne uno meritevole),
ma raramente premia un testo proprio pessimo.
Scrivere bene una storia interessante è il buon modo per cominciare.
(Annamaria Testa)
ma raramente premia un testo proprio pessimo.
Scrivere bene una storia interessante è il buon modo per cominciare.
(Annamaria Testa)
In questi giorni si è molto parlato del Nobel per la letteratura, di coincidenze, di autori “pop”. Sulla faccenda nulla ho da aggiungere a quanto già detto da Michele Serra su Repubblica: “l’arte della parola, a dispetto di ogni crisi, di ogni slittamento del senso comune, di ogni mutazione tecnologica, dispone ancora di una potenza infinita. Chi ci parla – se è capace di parlarci bene – diventa una parte di noi.”
Nella sere seguenti ho partecipato alla presentazione di un libro in uno dei caffè letterari più “pop” di Roma: Mangiaparole. Il titolo è “Leggera come la neve” e Mattia Sablone lo ha scritto nell'estate dei suoi 14 anni.
Mi perdo nelle intersezioni e nel suono di questa parola, leggera: una musica Leggera che diventa letteratura, Leggera come la neve…
Nello spazio affollato di Mangiaparole, alla domanda sulla genesi del racconto, l’autore (e qui mi verrebbe da dire con la leggerezza e la spontaneità dei suoi pochi anni;-)) ha risposto: “ero sul letto che non facevo nulla come al solito e la prima cosa che ho pensato è stata la fine della storia”. Da lì tutto è cominciato.
Per la protagonista, Emily, si è ispirato alla sua amica Elena, che ha anche disegnato la copertina, e alle sue giacche verdi: “perché volevo mettere nel libro le giacche verdi.”
Libro difficile da incastrare in un vero e proprio genere, è un po’ fantasy, un po’ thriller, c’è qualche coup de theatre, molto sense of humor, la scuola, l’amicizia, l’amore, la vita, il dolore, la perdita. C’è un aquilone azzurro e un accappatoio blu.
E se i colori nel testo hanno un senso, forse è proprio questo: ci vuole uno sfondo lieve per riuscire a cogliere un’umanità sorprendente e colorata.
Il secondo libro, iniziato una settimana dopo aver finito il primo, “sta andando un po’ a rilento, tra la scuola e la vita…”
Esco sorridendo dalla libreria e mi ritrovo a pensare che ha ragione Mattia: bisognerebbe sempre partire dalla fine. :-)
P.S. Una delle definizioni più belle che ho letto ultimamente a proposito di letteratura le ha scritte su FB Christian Delorenzo.
Follow my blog with Bloglovin
Nessun commento:
Posta un commento