mercoledì 14 ottobre 2015

Lettera aperta a Riccardo Falcinelli: il bat-dog, la grafica olandese e Pinterest

 “Quando a qualcuno non piace la mia grafica poi viene fuori che gli piace la grafica olandese. Per questo non la prendo mai sul personale. A me la grafica olandese sembra sempre il file di un surgelato a cui sono saltate le font.”
Dal post del 09-07-2015 nella bacheca Facebook di Riccardo Falcinelli

Faccio una debita premessa: quello che so di grafica corrisponde più o meno a qualche approfondimento qua e là (da quando scrivo in queste pagine) e a quanto ho letto nella Critica portatile al visual design di Riccardo Falcinelli, per il quale nutro una venerazione paragonabile solo alla mia passione adolescenziale per Simon Le Bon dei Duran Duran.

Detto questo, nel corso della lettura del libro ho appuntato diligentemente una serie di note per futuri approfondimenti (a cominciare da Saul Bass di cui qualcosina mi era già nota per via della passione di Alessandro per Hitchcock) e armata dei miei post-it, ho continuato ad accumulare materiale come un castoro del Canada gli aghi di pino finché, una mattina di luglio, condivido sulla mia pagina Facebook la foto di un interno scandinavo con un quadro poggiato sul pavimento contenente quello che una follower ha acutamente e prontamente definito “Bat-dog”.

È stato un po’ come quando si torna a percepire un rumore di sottofondo: da quel momento una moltitudine di immagini, per lo più di interni scandinavi (a cominciare dalle migliaia accumulate nel corso dell’ultimo anno nella mia bacheca Pinterest) sembravano animate da una grafica derivante da una moderna evoluzione delle chimere

Mi era capitato in passato di vedere nella vetrina di un negozio in Baviera, a Garmisch per l’esattezza, la perversione di alcuni oggetti che sembravano creati dalla mano di un nostalgico Frankenstein: membra di animali diversi combinati insieme per creare mostri o je ne sai pas quoi. Qui però l’eleganza del “tratto” e una sorta di spersonalizzazione dell’ambiente rendeva la faccenda più ambigua. Un interno immacolato, minimalista, ammantato di una luce tenera e fiabesca, innocuo, quieto e tranquillizzante. Funzionalità e bellezza, rigore e leggerezza. E se c’è un lato oscuro (dov’è il lato oscuro?) non può che essere questo: il Bat-dog.

I moderni grafici del nord Europa come novelli Dorian Grey? :-)

Bene, mi sono detta, proviamo a capire se è percorribile una strada "Falcinelli-grafica-Bat-dog" per un post.

Poi leggo sulla sua bacheca di Facebook quello che pensa della grafica olandese, guardo sconsolata i miei foglietti con gli appunti (alcuni delle sei del mattino) “grafica-olandese-design-scandinavo-Bat-dog” e a questo punto si pone un problema: li riduco in piccoli pezzi e li ingoio? Rispondo con un commento al post? Questa opzione l’ho scartata subito: se poco so di grafica, nulla so di grafica olandese, fatto salvo che Escher è un grafico e incisore olandese, ma non so se prendere Cornelis come unico riferimento sia effettivamente pertinente…

L’unico modo, mi sono detta, è provare a spiegarglielo

Ecco, caro Riccardo, è andata più o meno così ed è probabile interessi qualcuno solo per chiedersi se non era invece il caso di lasciare semplicemente un commento nella tua bacheca. :-)

Per concludere, sperando di farti cosa gradita, ho provato a “studiare” le ricorrenze nella decorazione negli interni scandinavi su Pinterest (non solo quelle a contenuto grafico) di stampe, quadri, poster ecc. 

Questa è la mia personalissima classifica, non esaustiva e priva di qualunque rigore scientifico:
  • Le immancabili corna di cervo
  • La croce della bandiera svizzera. Presente un po’ ovunque, dai plaid ai poster, ai copripiumoni, alle suppellettili. In alcuni casi addirittura insieme alle corna di cervo e alla “mano degli Addams”, preferibilmente in legno chiaro.
  • La foto di Kate Moss agli esordi, per intenderci quella del servizio sulla spiaggia di “The Face” che ha mandato definitivamente in soffitta gli anni 80 (al contrario dei 60 che sopravviveranno, a detta di qualcuno, almeno fino al prossimo concerto di addio dei Pooh).


  • L’ uccello nero (il Vitra Eames House Bird by Charles and Ray Eames. Un piccione, pare, ma secondo me non gli somiglia per niente).


  • Questo onnipresente “sguardo”  (dal blog di Elisabeth Heier, interior designer,  stylist e blogger).


Per quelli che invece vogliono un interno veramente di tendenza, meglio poggiare l’opera dove capita. Ho provato anch’io: ho messo una stampa su una sedia all’ingresso con il risultato che chiunque viene a trovarci chiede: “ma devi attaccarlo quel quadro?” ;-)

Un abbraccio
Anna

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