sabato 27 settembre 2014

Non è il Chelsea Flower Show...

Se provate a cercare “Landriana” su Google verrete reindirizzati al sito “Stefanina Aldobrandini ricevimenti” in cui è segnalato l’evento “Autunno alla Landriana” Mostra mercato del giardinaggio di qualità in veste autunnale (piante insolite e rare, alberi, fiori, bulbi, attrezzi, vasi, libri, arredamento da giardino e complemento d'arredo...).

Cito testualmente, caratteri HTML compresi.
Se insistete e provate a cercare sul sito Grandi Giardini Italiani supponendo, a ragione, che i Giardini della Landriana siano annoverati tra questi ultimi,  posto che  la scheda di presentazione si apra senza che dobbiate installare un browser supportato di ultima generazione,  trovate anche qui refusi (per informazioni dettagliate consultate il sito www.landirana.com che si trasforma in “Landraina” nella pagina degli eventi), informazioni mancanti (l’area Da Sapere… Servizi, curiosità e strutture per vivere il giardino contiene solo informazioni per le visite guidate) o scarne (Ogni anno in aprile e ottobre i giardini ospitano una mostra nazionale di giardinaggio), link che non si aprono, nessuna immagine, i consueti simboli dei Social si trovano solo scorrendo fino in fondo la pagina (e manca Pinterest!!).
E va bene, possiamo considerare la comunicazione un’area di miglioramento, del resto non è il Chelsea Flower Show o Jardins Jardin aux Tuileries…
Per chi volesse partecipare la mostra si tiene ad Ardea (Roma) Via Campo di Carne 51, dal 10 al 12 ottobre (10-18).

Una volta arrivati siate tuttavia preparati al fatto che alcuni storici espositori disertano da qualche anno la Landriana (Barni fortunatamente a questa edizione sembra esserci). I motivi veri li ignoro e li attribuisco alla mancanza di spunti, di innovazione, di creatività, di idee capaci di attirare le eccellenze del settore, il pubblico pagante, i media…
Eventi di questo genere dovrebbero non solo far incontrare domanda e offerta , ma  “coltivare” la bellezza in tutti i suoi aspetti (natura, ambiente, sostenibilità, tecnologia, ricerca e creatività…). Dovrebbero aiutarci ad allestire un balcone o un terrazzo ma anche a smettere di pensare che le radici di un’edera possano minare le fondamenta della nostre vite o che finiremo stroncati dallo shock anafilattico causato dell’assalto mortale di insetti nascosti nei fiori a trombetta della Bignonia. Dovrebbero aiutarci a smettere di avere paura.
In fin dei conti, è l’unica cosa che conta.

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sabato 20 settembre 2014

Il verde? Altrove… Appendice

Non potevamo accennare al verde urbano senza parlare di un altro dei suoi più celebri interpreti, Gilles Clément.
 
Monsieur Clément jardinier (come si definisce nel suo sito) ha progettato numerosissimi giardini e partecipato a innumerevoli esposizioni d’arte, è scrittore e botanico ma sopratutto fantastica di un Terzo Paesaggio in cui immagina giardini urbani planetari, ecosostenibili e naturali su cui confessiamo di avere ancora qualche remora.

Per quanti tuttavia auspicano alla reconquista degli interstizi cittadini ad opera di specie selvatiche, postiamo qualche bell’esempio di pianta che ormai domina un po’ ovunque le frange urbane anche se non si tratta, ahimè, di un’erbaccia ma di una pianta ornamentale, e ce ne scusiamo con Monsieur Clement, jardinier, che nel suo “Elogio alle vagabonde” si dichiara giustamente sospettoso riguardo a tutto ciò che si nasconde dietro all’ornamentoJ.


PS Monsieur Louis Antoine de Bougainville, egli stesso vagabondo ed esploratore, non avrebbe potuto immaginarne successo più planetario.

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sabato 13 settembre 2014

Il verde? Altrove…Piet Oudolf

Qualche anno fa quando abbiamo comprato casa in uno dei quartieri più congestionati di Roma, uno dei motivi che ci spinsero a scegliere la palazzina di tre piani in cui saremmo andati ad abitare fu un' aiuola condominiale incolta che, ci assicurarono, poteva essere allestita a nostro piacimento.

Presi da inarrestabile entusiasmo, partendo dal presupposto che le mie origini di “ragazza di campagna” avrebbero ben presto trasformato quel fazzoletto di terra brulla in una rigogliosa mixed herbaceous borders in perfetto stile Gertrude Jeckyll, con giusto quel tocco di Arts and Crafts necessario per armonizzarla al paesaggio circostante, armati di riviste di settore (Giardinaggio,  Giardinantico, Casa in fiore, Verde facile, Gardenia, Vivere country, …), di testi sacri e profani (Giardini e no, Giardini all’ombra, Piccoli giardini, Dai diamanti non nasce niente, l’arte del verde attraverso i secoli e l’enciclopedia del giardinaggio, ...), di consigli di amici dotati di giardino urbano (senz’altro meglio la dicondra per il prato, costa come un quadro d’autore ma è assolutamente infestante), dopo attenti studi del PH del terreno (acido? argilloso?) dell’esposizione (decisamente a nord), dopo svariate sortite in soffitte polverose alla ricerca di ceste di giunco intrecciato (solo materiali naturali per allestire gli spazi, of course), dopo la raccolta di foglie di castagno nei boschi aviti per pacciamare le camelie, ovviamente di due tipi (invernale e primaverile) per garantire la rotazione delle fioriture, (se non fosse che il fiore di camelia, almeno per i primi vent’anni, fiorisce e si spiaccica al suolo dopo poche ore diventando una macchia informe e confusionaria), dopo aver speso fortune in guano per le rose (Barni, per carità) e aver partecipato ai più prestigiosi eventi florovivaistici della regione, dopo aver sperimentato fioriture stagionali in considerazione della prospettiva e del colore (il gruppo di viole rosso-giallo avvicina  lo sguardo, quello blu-violetto lo allontana, quindi bisogna posizionarle in modo che si vedano entrando dal cancelletto pedonale ma verso il muretto, certo se avessimo un’edicola sarebbe un’altra cosa)... un giorno, per caso, scopro, neanche ricordo più come, lui.

Piet Oudolf

Folgorazione.


Ci siamo resi conto improvvisamente di aver sbagliato tutto, cosa ci fanno queste rigogliose ortensie che bevono ettolitri d’acqua nel nostro giardino? Perché non abbiamo ancora una stipa tenuifolia? Non sarà troppo invadente l’aucuba? Meglio un gruppo di miscantus? ...


E fu così che, nell'attesa di riprogettare tutto il nostro piccolo giardino con graminacee "en masse" e perenni dall'aspetto leggiadro e vaporoso,  una domenica di primavera ci siamo portati a casa dall'abituale visita al vivaio un meraviglioso esemplare di Cortadeira Selloana, altrimenti nota come Erba della Pampa, in omaggio a Piet, alla sua idea di giardino sostenibile, al prairie o meadow garden e, incuranti di ogni regola di buon senso, l’abbiamo piantata nel nostro piccolissimo giardino all'ombra dove, da allora, svetta vigorosa e gagliarda con la sua massa prepotente e i suoi morbidi pennacchi bianchi, solo in parte ricoperti dall'avanzata di un incontenibile rincospernum.


A Piet, con orgoglio… J

New York - High Line e Battery Park
Piet Oudolf, olandese, promotore del movimento New Perennial e New Wave Painting, ha introdotto nei giardini contemporanei l’uso di erbacee perenni e graminacee in scenografici colori “a pennellate”. Considera i suoi giardini “pitture viventi”.

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sabato 6 settembre 2014

Il verde? Altrove… Patric Blanc

Data la vastità, varietà e serietà di spunti legati al garden design, per non allargarci troppo andiamo in altezza e cominciamo (timidamente) dai giardini verticali di Patrick Blanc.
E per salire facciamo prima un passo indietro e partiamo da una lezione di modernità che sembra ormai persa per sempre...

Nei secoli d’oro dell’architettura occidentale, specie tra ‘500 e ‘700, l’interazione tra edilizia e paesaggio guidava e condizionava la stessa fase progettuale, e l’idea di un dialogo possibile tra interno ed esterno aspirava a sfumare sempre più la demarcazione tra artificiale e naturale. Valgano come esempio per tutti le ville venete del Palladio, uno dei più grandi interpreti dell’architettura totale.


Oggi il quotidiano di tutti noi è fatto di abusi architettonici, di grigio, asfalto, cemento e i
l verde delle nostre metropoli è spesso relegato in claustrofobici recinti (avete presente i “triangle” newyorchesi?). Gli sforzi di sensibilizzazione e le politiche di tutela e salvaguardia, quando ci sono, non sembrano mai essere sufficienti, il rapporto tra società e territorio urbano è sempre più compromesso e le soluzioni adottate tentano più che altro di ricucirne qualche strappo...

Le mur végétal di Patric Blanc potrebbe essere una soluzione possibile per la riqualificazione delle nostre città asfittiche (nel nostro paese altre dovrebbero riguardare, secondo Legambiente, la mobilità sostenibile, gli ecoquartieri, la riqualificazione energetica e statica degli edifici) e anche se il verde verticale non risolve certo il problema dell’urbanizzazione selvaggia o della cementificazione senza criterio, a noi piace pensare che Patric Blanc, come già Palladio, abbia posto nuove basi per l’integrazione tra territorio e umanità, senza per questo fantasticare di un ritorno alla dimensione agreste e, soprattutto, senza trarne necessariamente la conclusione che noi donne dobbiamo smettere di depilarci le ascelle ;-).

Paris, Musée du quai Brainly - Madrid, Caixa Forum

Patrick Blanc, 3 giugno 1953, botanico francese, ricercatore presso il CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) dal 1982 è responsabile del Laboratorio di biologia vegetale tropicale all'Università Paris VI.




PS Trovandomi a Madrid lo scorso agosto con tappa obbligata naturalmente il Caixa Forum per ammirare la parete verticale di Patric Blanc, trovo il rigoglioso muro verde in manutenzione, per metà nascosto da teli e impalcature, come gli edifici in restaurazione. Merde! Quasi peggio della cattedrale di Santiago impacchettata… Bonne chance a entrambi J. Madrid, Caixa Forum



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